Stemma Cardinalizio

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Creato Cardinale 25.05.1985

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TZADUA, Paulos (1921-2003) Birth . August 25, 1921, Addifini, eparchy of Asmara of Eritreans, Eritrea. Education . Seminary of Cheren, Asmara; Italian Lyceum "Ferdinando Martini", Asmara; Catholic University of Sacred Heart, Milan, Italy (doctorate in law). Priesthood . Ordained, March 12, 1944. Pastoral work in Asmara, 1944-1946; in the mission of Guarghe, south of Addis Abeba, 1946-1949. In Eritrea, faculty member, Minor Seminary, 1949-1953; further studies, Asmara, 1949-1953; in Milan, Italy, 1953-1958. Secretary to the bishop of Asmara and to the archbishop of Addis Abeba, 1960-1961. Secretary general of the Episcopal Conference of Ethiopia. In Addis Abeba, pastoral work with university students and service as archdiocesan curia official; faculty member, University of Addis Abeba, 1961-1973.

martedì 26 ottobre 2010

Preti Sposati Cattolici di Rito Orientale

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 ott - Il sinodo dei vescovi sul Medio Oriente chiede che i preti sposati delle Chiese cattoliche vengano riconosciuti anche in Occidente, dove i fedeli di rito orientale sono emigrati in gran numero. ''Il celibato ecclesiastico - si legge nella 23.esima delle 'proposizioni' conclusive del Sinodo - e' stimato e apprezzato sempre e dovunque nella Chiesa cattolica, in Oriente come in Occidente. Tuttavia, per assicurare un servizio pastorale in favore dei nostri fedeli, dovunque essi vadano, e per rispettare le tradizioni orientali, sarebbe auspicabile studiare la possibilita' di avere preti sposati fuori dai territori patriarcali''.

lunedì 18 ottobre 2010

Medio Oriente: Sinodo al via «Chiese antiche, sete di futuro»

Oggi si apre l’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi che durerà fino al 24 ottobre. Avvenire ha intervistato il patriarca di Alessandria dei Copti Antonios Naguib, nominato relatore generale del Sinodo che si tiene sul tema La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza.

Beatitudine, perché un Sinodo speciale per il Medio Oriente?
I vescovi del Medio Oriente hanno espresso, in diverse occasioni, alla Santa Sede il desiderio di riunirsi insieme per elaborare una visione comune. E mi rallegro che Benedetto XVI abbia accolto questo desiderio. Tutte le Chiese orientali stanno affrontando sfide fondamentali e sentono l’esigenza di riflettere su quale sia oggi la loro missione e la loro testimonianza e su come rinnovare la loro comunione nel contesto che stanno vivendo.

Intende il difficile contesto politico?
Non solo. Nell’Instrumentum Laboris si parla certamente dei conflitti e guerre che accrescono le ansie dei cristiani, ma ci sono anche congiunture nuove, come la crescita del fondamentalismo, oltre alle questioni relative alle relazioni tra diverse Chiese.

In Occidente si fa fatica a cogliere la molteplicità delle Chiese orientali. Molti vi vedono il segno delle antiche divisioni tra cristiani...
Le divisioni che esistono ancora sono effettivamente un frutto amaro del passato e ciò ci pone delle sfide per cercare di far cadere gli ostacoli all’unità visibile dei cristiani. Tuttavia le Chiese d’Oriente e d’Occidente beneficiano reciprocamente delle loro rispettive tradizioni. La varietà di tradizioni e spiritualità è una grande ricchezza da conservare per tutta la Chiesa.

Uno dei punti cruciali è il rapporto con l’islam. Ha seguito le reazioni musulmane alla convocazione del Sinodo?
Dopo la pubblicazione dell’<+corsivo>Instrumentum Laboris <+tondo>ho letto sulla stampa alcuni commenti negativi, frasi estrapolate dal loro contesto, ma erano tutti firmati da giornalisti noti per la loro opposizione a tutto.

Quale punto contestavano di preciso?
Dicevano che il Vaticano lavora alla creazione di un fronte cristiano contro l’islam. Un giornalista ha lamentato davanti a me «l’insistenza» del Documento sul pericolo islamico. Gli ho risposto che noi ci siamo limitati a descrivere un fatto, l’islam politico, che ha finito per proporre lo slogan «l’islam è la soluzione». Si evoca un periodo in cui la voce di questo islam risultava più alta delle altre. Questo periodo, in verità, non si è concluso, ma questa tendenza non è più l’unica né la più forte. Bisogna fare in modo che nelle nostre società predominino i diritti dell’uomo, la democrazia e l’uguaglianza per scongiurare questo pericolo e il carattere teocratico di molti governi.

Un’altra questione è quella dell’emigrazione. C’è veramente il rischio di un’estinzione del cristianesimo nel Medio Oriente?
C’è una preoccupazione del ritmo inaudito del fenomeno in alcuni Paesi, come l’Iraq. Perciò i Padri sinodali esamineranno il modo di sostenere le comunità, anche attraverso una sensibilizzazione sul «dovere storico» dei cristiani di rimanere nella regione. Solo che non possiamo costringere nessuno a farlo; si tratta di una scelta personale. Fino a pochi decenni fa, le famiglie tentate dall’emigrazione venivano a chiedermi consiglio al patriarcato, mentre ora vengono solo per comunicarmi la loro decisione e chiedere la mia benedizione. Sanno che la Chiesa non incoraggia affatto tale scelta.

E così le Chiese orientali «inseguono» i loro fedeli in diaspora istituendo anche nuove diocesi...
Le Chiese hanno il dovere di assistere spiritualmente, secondo il proprio rito, le famiglie emigrate. Nei Paesi in cui il numero dei fedeli è esiguo lo possono certamente fare attraverso una coordinazione con le diocesi locali o con l’ordinario del luogo. Il punto è che, negli ultimi vent’anni, l’emigrazione si è talmente accelerata da rendere necessario, per alcune Chiese, la creazione di proprie diocesi. Tutto dipende da come viene vista questa molteplicità. Se, come dicevo prima, è una ricchezza per l’intera Chiesa, non vedo perché l’Occidente debba privarsene.

sabato 16 ottobre 2010

Dal Medio Oriente un secolo di diaspora in tutto il mondo

ASSIEME A PIETRO

Sono greco-cattolici come John Sununu e Amine Maalouf, maroniti come Carlos Slim Helù, copti come Onsi Sawiris, protestanti come Edward Said, siro-ortodossi come Paul Anka, armeni come Charles Aznavour e Henri Verneuil. I discendenti dei cristiani orientali noti in Occidente non si contano più. C’è chi ha fatto carriera in politica, chi nell’arte o in letteratura e chi, ovviamente, negli affari. Tuttavia dietro la loro emigrazione non c’era la volontà di perseguire il successo, bensì di sfuggire a condizioni di vita diventate insopportabili. Le ondate migratorie che si sono susseguite da oltre un secolo ne sono la prova. La primissima, avvenuta alla fine dell’Ottocento verso le due Americhe, interessava coloro che volevano liberarsi dell’oppressione ottomana. Fu presto seguita dalla violenta cacciata di armeni e greci dalla Turchia, poi dal massacro degli iracheni assiri negli anni Trenta, quindi dall’espatrio dei palestinesi, poi ancora dall’ondata migratoria dei cristiani durante e dopo la guerra libanese e ora dalla fuga di massa degli iracheni.

Le Chiese orientali sono ancora "orientali", viene da chiedersi? La quantificazione dell’emigrazione – di cui tutti ammettono la consistenza – rimane assai complessa. Di sicuro, contro i dodici milioni cristiani che ancora vivono in Medio Oriente (dall’Egitto all’Iran e dalla Turchia alla Palestina) circa sette milioni vivono ormai fuori. Alcune Chiese orientali, come quella armena e assira, contano già da decenni più fedeli nella "diaspora" che nelle loro terre d’origine. Secondo le statistiche rese note dall’Arab American Institute – diretto dal cristiano libanese James Zogby – gli arabo-americani sono al 63 per cento cristiani, vale a dire circa due milioni 300 mila, cui vanno aggiunti 400 mila armeni.

La crescente emigrazione dei cristiani è attestata anche dalla moltiplicazione delle circoscrizioni ecclesiali e dei luoghi di culto di rito orientale in Occidente. La Chiesa maronita, ad esempio, conta due diocesi negli Stati Uniti con un’ottantina di parrocchie, una diocesi nel Canada con 80 mila fedeli e una in Australia con oltre 160 mila persone. Ma il "bacino storico" dei maroniti rimane l’America Latina, dove si contano tre diocesi (Brasile, Argentina e Messico) che totalizzano diverse centinaia di migliaia di fedeli.

Dalla Siria l’emigrazione dei fedeli cristiani (principalmente melchiti – cattolici e ortodossi – e siriaci) ha toccato all’inizio l’Argentina dove, nel 1905, è sorta a Córdoba la prima chiesa melchita cattolica del Paese. Oggi si trovano cristiani siriani un po’ ovunque, come nel Brasile, Canada, Stati Uniti, Venezuela e Australia. Più euro-orientata appare l’emigrazione dei fedeli siriaci (di nazionalità siriana, ma anche turca), che si trovano concentrati tra la Svezia (la diocesi siro-ortodossa conta una cinquantina di sacerdoti), la Germania (oltre 70 mila fedeli) e i Paesi Bassi.

Anche i fedeli cristiani palestinesi (melchiti e latini) hanno favorito inizialmente l’America. L’area di Detroit per i cristiani di Ramallah, il Cile per quelli di Betlemme. Un aneddoto afferma che «in ogni villaggio cileno si incontrano inevitabilmente tre personaggi: un prete, un poliziotto e un palestinese». L’ex presidente del Salvador, Elías Antonio Saca, è figlio di immigrati di Betlemme, come pure l’ex presidente honduregno Carlos Roberto Flores.

Da qualche anno ha cominciato a vacillare anche la storica resistenza dei cristiani egiziani alla tentazione dell’esodo. Oggi si calcola che circa due milioni di copti vivano in 55 Paesi fuori dall’Egitto. Un dato indicativo di questa emigrazione è la zona di Los Angeles dove, al posto dell’unica chiesa aperta nel 1970, se ne contano oggi una trentina, come pure l’Europa dove si moltiplicano diocesi e monasteri.

Ma la vera emorragia riguarda oggi la Chiesa irachena. La Chaldean Town dell’area metropolitana di Detroit è diventata una moderna Babilonia, con chiese sempre stracolme alla domenica e in cerca continuamente di nuovi spazi per rispondere alla crescita della comunità: 170 mila persone solo nel Michigan. I nuovi arrivi seguono un percorso già battuto da migliaia di loro predecessori, arrivati da Mosul, Baghdad e Telkaif. I caldei rimasti in quest’ultima località sono probabilmente il 2 per cento di quelli chi vi abitavano e se ne sono andati.

Iraq/ Vescovo a Sinodo: Invasione Usa ha portato solo rovine

Mons. Matoka: Cristiani erano 800mila, ora sono la metà

Città del Vaticano, 16 ott. (Apcom) - La "invasione" e la "occupazione" statunitense ha portato "sull'Iraq in generale e sui cristiani in particolare distruzione e rovina a tutti i livelli": è la denuncia di mons. Athanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo di Babilonia dei Siri in Iraq, nel corso del sinodo sul Medio Oriente in corso in Vaticano.

"Oggi, dalla rivoluzione di Abd el Karim Kassem l'Iraq non cessa di vivere una situazione d'instabilità, di prove e di guerre, l'ultima delle quali è l'occupazione americana", ha detto il presule nel discorso pronunciato ieri pomeriggio e diffuso oggi. "I cristiani hanno sempre avuto la loro parte nei sacrifici e nelle prove con i martiri nelle guerre e in ogni sorta di prova. Dal 2003 i cristiani sono vittima di una situazione cruenta che ha provocato una grande emigrazione fuori dall'Iraq. Non vi sono statistiche certe, ma gli indicatori evidenziano che la metà dei cristiani ha abbandonato l'Iraq e che senza alcun dubbio rimangono solo circa 400.000 cristiani degli 800.000 che vi vivevano. L'invasione dell'Iraq da parte dell'America e dei suoi alleati ha portato sull'Iraq in generale e sui cristiani in particolare distruzione e rovina a tutti i livelli".

(segue) http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/10_ottobre/16/iraq_vescovo_a_sinodo_invasione_usa_ha_portato_solo_rovine,26554638.html

M.O./ Messaggio Sinodo sarà rivolto anche a ebrei e musulmani

Per cammino in comune di cristiani della regione

Città del Vaticano, 16 ott. (Apcom) - E' stata presentata ai padri sinodali, durante l'assemblea speciale in corso in Vaticano sul Medio Oriente, la prima bozza del 'Nuntius', il messaggio finale, che sarà rivolto anche ad ebrei e musulmani.

In dodici paragrafi - rende noto l''Osservatore romano' - il messaggio si rivolge in modo particolare ai fedeli della Chiesa cattolica nel Medio Oriente, senza dimenticare i figli della "diaspora", sottolineando sfide e preoccupazioni, aspettative e attese. Il Nuntius si indirizza però anche ai musulmani e agli ebrei nella speranza di poter iniziare un cammino comune, così come si rivolge alle Conferenze episcopali e a tutte le altre Chiese cristiane, ai Governi e ai responsabili politici per una maggiore presa di coscienza delle problematiche vissute in questa regione da parte di tutta la comunità internazionale.

Vaticano/ Richiesta a Sinodo: Patriarchi orientali eleggano Papa

Esarca armeno per Sud America: Senza ricevere titolo cardinalizio

Città del Vaticano, 12 ott. (Apcom) - L'ingresso di diritto di tutti i patriarchi delle Chiese cattoliche orientali nel Conclave che elegge un nuovo Papa è stato richiesto da un esarca della Chiesa armena nel corso del sinodo sul Medio Oriente in corso in Vaticano.

"E' difficile capire perché le attività dei patriarchi, dei vescovi e dei sinodi delle Chiese orientali, vengono limitate al loro territorio", ha detto mons. Vartan Waldir Boghossian, salesiano, esarca apostolico per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico. Fra le 23 Chiese di diritto proprio che formano oggi la Chiesa Cattolica, solo una, la latina non ha questa limitazione. Con difficoltà le ventidue Chiese Orientali, riescono a mantenere la loro identità e crescita, specialmente in Occidente". Non solo: "I patriarchi delle Chiese orientali cattoliche, per la loro identità di padri e capi di Chiese 'sui iuris' che compongono la cattolicità della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere, membri, ipso facto, del collegio che elegge il Sommo Pontefice, senza necessità di ricevere il titolo latino di Cardinale. Per lo stesso motivo, dovrebbero anche avere la precedenza su di loro".

Le Chiese Cattoliche di Rito Orientale sono 23

Nel ventennale della promulgazione del codice di diritto canonico orientale, detto propriamente “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium”, la Santa Sede ha diffuso il 7 ottobre una scheda informativa sulle Chiese cattoliche d’oriente unite a Roma.

Tali Chiese sono 23 e si raggruppano attorno a cinque grandi tradizioni: alessandrina, antiochena, armena, caldea e bizantina.

Il ripasso è tanto più utile in quanto da pochi giorni si e aperto a Roma un sinodo speciale sui cattolici nel Medio Oriente, nel quale parecchie di queste Chiese sono presenti.

Per seguire i lavori sinodali, il sito della Radio Vaticana ha creato una sezione ad hoc in più lingue: italiano, inglese, francese, arabo, armeno, ebraico.

SCHEDA INFORMATIVA SULLE CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI

Attualmente nella Chiesa Cattolica ci sono 23 Chiese “sui iuris” appartenenti alle cinque tradizioni orientali.

CHIESE DI TRADIZIONE ALESSANDRINA

Chiesa Patriarcale Copta
Nel 1824 la Santa Sede creò un patriarcato per i cattolici copti, che però esisteva soltanto sulla carta. Papa Leone XIII con la lettera apostolica “Christi Domini” del 26 novembre 1895, ristabilì il Patriarcato cattolico copto di Alessandria.
L’attuale Patriarca è Sua Beatitudine Antonios Naguib che ha iniziato il suo ministero il 30 marzo 2006. La sede patriarcale si trova nel Cairo. I copti cattolici si trovano esclusivamente in Egitto e nel Sudan in numero di 210.000.

Chiesa Metropolitana “sui iuris” Etiopica
Nel 1930 fu istituito un ordinariato per i fedeli di rito etiope in Eritrea, affidato ad un vescovo eritreo. Successivamente, nel 1951, fu istituito un esarcato apostolico di rito etiope ad Addis Abeba, e l’ordinariato per l’Eritrea fu elevato al rango di esarcato. Dieci anni dopo, il 9 aprile 1961, fu istituita una metropolia etiope, con Addis Abeba come sede metropolitana e Asmara (in Eritrea) e Adigrat (in Etiopia) come eparchie suffraganee. Nel 1995, due nuove eparchie, quelle di Barentu e di Keren, sono state erette in Eritrea.
Attualmente il Metropolita è S.E.R. Mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, i fedeli sono 208.000, la lingua liturgica di questa Chiesa è Ge’ez, una lingua semitica caduta in disuso ormai da secoli.

CHIESE DI TRADIZIONE ANTIOCHENA

Chiesa Patriarcale Sira
È la Chiesa degli ortodossi siriaci che si sono riuniti con Roma a partire dal 1783. La Chiesa ha una propria gerarchia, sotto l’autorità di un patriarca, che porta il titolo di Patriarca di Antiochia dei Siri.
Dal 20 gennaio 2009 il nuovo Patriarca è Sua Beatitudine Ignage Youssif III Younan. La sede è a Beirut (Libano), ma la maggior parte dei fedeli vivono in Iraq (42.000) e Siria (26.000), mentre 55.000 vivono nella diaspora: U.S.A., Venezuela.

Chiesa Patriarcale Maronita
La Chiesa maronita prende il nome dal suo fondatore, san Marone († 410), che la istituì nel IV secolo. 
Il Patriarca di Antiochia dei Maroniti è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Nasrallah Pierre Sfeir, con la sede a Bkerké, Libano, e un numero di tre milioni di fedeli. La Chiesa si trova in Libano, Cipro, Giordania, Israele, Palestina, Egitto, Siria, Argentina, Brasile, Messico, U.S.A., Canada, Australia.

Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese
Nel 1930 un piccolo gruppo di religiosi e fedeli della Chiesa malankarese ortodossa, guidati dal vescovo Geevarghese Mar Ivanios chiesero ed ottennero la comunione con la Chiesa cattolica da papa Pio XI che nel 1932 diede vita alla nuova Chiesa cattolica siro-malankarese con l’erezione di due diocesi e l’imposizione del pallio a Mar Ivanios. Il 10 febbraio 2005 papa Giovanni Paolo II elevò la chiesa alla dignità di arcivescovile maggiore.
L’Arcivescovo Maggiore è Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, con la sede a Trivandrum e un numero di oltre 410.000 fedeli.

CHIESA DI TRADIZIONE ARMENA

Chiesa Patriarcale Armena
La Chiesa armeno-cattolica nata nel 1742 dalla Chiesa nazionale armena. Fu riconosciuta da papa Benedetto XIV (1740-1758). È presente con comunità in Libano, Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina ed in altre realtà della diaspora armena nel mondo. Il numero dei fedeli è stimato in 540.000 (2008). La sede della Chiesa è a Bzoummar, in Libano.
Il capo della Chiesa è il patriarca di Cilicia degli Armeni che ha sede a Beirut; l’attuale patriarca è Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni.

CHIESE DI TRADIZIONE CALDEA

Chiesa Patriarcale Caldea
Nel 1551 alcuni vescovi e fedeli si riunirono presso l’antico monastero di Rabban Hormisda ed elessero a patriarca Yochanan (Giovanni) Sulaqa, abate del monastero. Successivamente inviarono Sulaqa a Roma, dove l’abate venne ascoltato da papa Giulio III. Sulaqa si convertì al cattolicesimo. Nel 1553 il papa creò il Patriarcato della Chiesa cattolica di rito caldeo. Nel 1830 venne fissata l’unione definitiva con Roma, quando papa Pio VIII attribuì al patriarca il titolo di Patriarca di Babilonia dei Caldei. La sede rimase fino al XX secolo la città assira di Mossul.
Il Patriarca di Babilonia dei Caldei ha la sede a Baghdad; l’attuale patriarca è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Emmanuel III Delly. I fedeli sono circa un milione, di cui 250.000 vivono in Iraq, dove rappresentano la maggioranza dei fedeli cristiani. La Chiesa si trova anche in Iran, Gerusalemme, Libano, Siria, Egitto, Turchia, Australia, U.S.A.

Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malabarese
Il 1662 (o il 1663) si considera la data di fondazione della Chiesa siro-malabarese. Nel 1896 furono fondati tre vicariati apostolici, alla cui guida vennero posti vescovi siro-malabaresi. Papa Pio XI diede vita nel 1923 ad una gerarchia propria per la chiesa siro-malabarese e nel 1934 diede il via ad un processo di de-latinizzazione dei riti che portò all’approvazione della nuova liturgia da parte di papa Pio XII nel 1957. Nel 1992 papa Giovanni Paolo II elevò la Chiesa ad arcivescovile maggiore nominando quale primo arcivescovo maggiore il cardinale Antony Padiyara (che è rimasto in carica fino alla scomparsa, nel 2000).
L’attuale Arcivescovo Maggiore è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Varkey Vithayathil, con la sede a Ernakulam-Angamaly; il suo territorio è l’India specialmente lo Stato Kerala, il numero dei fedeli e di 3.600.000.

CHIESE DI TRADIZIONE BIZANTINA

Chiesa Patriarcale Melkita
Nel 1724 la Chiesa melchita si divise in due rami, uno sotto l’influenza di Costantinopoli, detti “Ortodossi antiocheni”, gli altri “Melchiti cattolici”, che dichiararono formalmente l’unione con Roma nello stesso 1724. Oggi, i Melchiti cattolici sono presenti non solo in Medio oriente, ma anche in nazioni come il Canada, gli Stati Uniti d’America, il Brasile, l’Australia.
Il Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti è Sua Beatitudine Gregorio III Laham, con la sede a Damasco; il numero dei fedeli è di 1.200.000.

Chiesa Arcivescovile Maggiore Ucraina
Fu concordata un’Unione, detta Unione di Brest, nel 1595 a Roma, poi ratificata a Brest Litovsk nel 1596: in quella occasione oltre all’arcieparchia metropolitana di Kiev ed altre eparchie dette della Rutenia Bianca, si unirono delle terre rimaste in territorio ucraino e cioè le eparchie della Volinia. L’Unione fu comunque ristabilita nel 1620 ed il Metropolita si stabilì nella città di Kiev. La Chiesa elevata allo statuto Arcivescovile Maggiore il 23 dicembre 1963, ha per capo l’arcivescovo maggiore di Kyïv-Halyč; la sede della Chiesa è stata ufficialmente trasferita dalla storica sede di Leopoli alla capitale Kiev il 6 dicembre 2004.
L’attuale titolare è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Ljubomyr Huzar, con un numero di 4 284 082 fedeli, sparsi in tutto il mondo.

Chiesa Arcivescovile Maggiore Romena
Preparata ad Alba Iulia nel sinodo del 1697 e decisa ufficialmente in quello del 7 ottobre 1698, l’unione con Roma fu solennemente ratificata nel sinodo di Alba Iulia del 7 maggio 1700. Il 9 maggio 1721 il papa Innocenzo XIII conferma con la bolla “Rationi congruit” la fondazione di un vescovado per gli “uniti di Transilvania”, con la sede prima a Fagaras e poi, dal 1737, a Blaj. Nel 1853, con la bolla “Ecclesiam Christi ex omni lingua” papa Pio IX istituì la metropolia greco-cattolica rumena nell’eparchia di Fagaras-Alba Iulia con tre diocesi suffraganee. La Chiesa è stata elevata allo statuto di Chiesa Arcivescovile Maggiore il 16 dicembre 2005. Il suo capo è l’arcivescovo maggiore di Fagaras e Alba Iulia che ha sede a Blaj.
L’attuale arcivescovo maggiore è Sua Beatitudine Lucian Muresan. La Chiesa è suddivisa in sei eparchie delle quali cinque in Romania, riunite in una provincia ecclesiastica, e una negli Stati Uniti d’America immediatamente soggetta alla Santa Sede, con un numero di 737.900 fedeli.

Chiesa Metropolitana “sui iuris” Rutena
Con l’Unione di Uzhorod del 1646, la Chiesa rutena si riunì al resto della Chiesa cattolica. Nel XIX e XIX secolo molti cattolici di rito bizantino emigrarono negli Stati Uniti d’America, soprattutto nelle città minerarie. La Chiesa rutena oggi consiste nell’Eparchia di Mukacevo in Ucraina immediatamente soggetta alla Santa Sede, nell’Arcieparchia di Pittsburgh con le sue tre eparchie suffraganee e nell’esarcato apostolico della Repubblica Ceca.
La sede di questa Chiesa si trova fuori territorio dell’Ucraina, a Pittsburgh, Stati Uniti. Attualmente la sede è vacante con il decesso nel 10 giugno 2010 di S.E.R. Mons. Basil Myron Schott. I fedeli sono in numero di 594.000.

Chiesa Metropolitana “sui iuris” Slovacca
L’Unione di Uzhorod del 1646 fu unanimemente accettata sul territorio che include l’odierna Slovacchia orientale. Eretta il 22 settembre 1818, l’eparchia di Presov fu sottratta nel 1937 dalla giurisdizione del primate d’Ungheria e resa immediatamente soggetta alla Santa Sede. Nel 1997, Giovanni Paolo II eresse l’esarcato apostolico di Kosice. Il 30 gennaio 2008 papa Benedetto XVI ha riorganizzato la Chiesa rendendola metropolitana sui iuris con l’elevazione dell’Eparchia di Prešov a Metropolia, l’elevazione del Esarcato apostolico di Kosice ad eparchia e l’erezione dell’Eparchia di Bratislava.
La sede della Chiesa è a Presov e l’attuale Metropolita è S.E.R. Mons. Jan Bajak; i fedeli sono in numero di 350.000.

Chiesa “sui iuris” Albanese
La prima unione si è cercata nel 1660, quando un arcivescovo ortodosso si unì alla Chiesa cattolica, ma nel 1765 fu abbandonata a causa di ostacoli posti dai governanti ottomani. Nel 1895 un gruppo di villaggi a sud-est di Elbasan, nell’Albania centrale, decisero di passare al cattolicesimo. L’Albania meridionale diventa nel 1939 una giurisdizione ecclesiastica separata, sotto la cura di un amministratore apostolico. La Chiesa è costituita nell’Amministrazione Apostolica dell’Albania Meridionale, con più di 3.600 fedeli.
L’attuale amministratore apostolico è il vescovo di origine croata, francescano di rito bizantino, S.E.R. Mons. Hil Kabashi, che fu nominato nel 1996.

Chiesa “sui iuris” Bielorussa
Con l’Unione di Brest (1595-96), erano entrati in piena comunione con la Sede di Roma numerosi cristiani bielorussi. Nel 1931 la Santa Sede inviò un vescovo nel ruolo di Visitatore apostolico. Nel 1939, fu nominato un esarca per i fedeli bielorussi di rito bizantino. Nell 1960 la Santa Sede nominò un Visitatore Apostolico per i fedeli bielorussi all’estero. All’inizio del 2005, la Chiesa greco-cattolica bielorussa aveva 20 parrocchie, 13 delle quali avevano ottenuto il riconoscimento statale. Nel 2003, le città di Minsk, Polatsk e Vitebsk avevano due parrocchie greco-cattoliche ciascuna, mentre Brest, Grodno, Mogilev, Molodechno e Lida ne avevano una. I fedeli legati permanentemente a queste parrocchie erano circa 3.000, mentre circa altri 4.000 vivevano fuori dalla portata pastorale delle parrocchie. C’erano 10 preti e 15 seminaristi. A Polatsk c’era un piccolo monastero Studita.

Chiesa “sui iuris” Bulgara
Negli anni 1859-1861, i bulgari chiedono l’unione con Roma. Papa Pio IX accettò la loro richiesta e ordinò egli stesso l’archimandrita Joseph Sokolsky arcivescovo l’8 aprile 1861. Nel 1926, fu istituito un esarcato apostolico per i fedeli cattolici di rito bizantino. Al termine del 2004, l’esarcato apostolico di Sofia contava circa 10.000 battezzati in 21 parrocchie, assistiti da 5 sacerdoti eparchiali e 16 religiosi, con altri 17 religiosi e 41 religiose.
È attualmente retto da S.E.R. Mons. Christo Proykov.

Chiesa “sui iuris” Croata
Nel 1611 viene creato un vescovo per gli ortodossi gradualmente passati al cattolicesimo in Croazia. Nel 1853 l’Eparchia diventa suffraganea dell’Arcivescovo di Zagabria. Nel 1966 si fa il trasferimento della sede eparchiale a Zagabria. Nel 2001 dall’Eparchia viene staccato l’Esarcato Apostolico per i Macedoni (circa 6000 fedeli) e nel 2003 viene staccato l’Esarcato Apostolico di Serbia e Montenegro (circa 25.000 fedeli).
L’eparchia di Krizevci è attualmente guidata dal primate della Chiesa S.E.R. Mons. Nikola Kekic e comprende tutti i fedeli di rito bizantino di Croazia. Sede vescovile è la città di Krizevci. Il territorio è suddiviso in 34 parrocchie con un totale di 15.311 fedeli.

Chiesa “sui iuris” Greca
Le prime conversioni greche al cattolicesimo si verificarono alla fine del XIX secolo con la creazione di una Chiesa “sui iuris”. L’Esarcato Apostolico di Grecia per i fedeli di rito bizantino è stato eretto l’11 giugno 1932, nel 2004 contava 2.300 battezzati. È attualmente retta dal primate della Chiesa, S.E.R. Mons. Dimitrios Salachas. L’Esarcato Apostolico di Costantinopoli per tutti i fedeli di rito bizantino di Turchia è stato eretto l’11 giugno 1911, la sede è vacante dal 1957. L’amministratore apostolico è S.E.R. Mons. Louis Pelatre.

Chiesa “sui iuris” Italo-Albanese
È costituita da due eparchie e dall’Abbazia territoriale di Grottaferrata. L’eparchia di Lungro è stata eretta il 13 febbraio 1919 con la bolla “Cattolici fideles” di papa Benedetto XV. Nel 2004 contava 32.800 battezzati su 33.182 abitanti. È attualmente sede vacante, dopo l’accettazione alla rinuncia per limiti di età di S.E.R. Mons. Ercole Lupinacci nel 10 agosto 2010. Il territorio è suddiviso in 29 parrocchie. Il 26 ottobre 1937 la bolla “Apostolica Sedes” di papa Pio XI segnò l’erezione dell’eparchia di Piana dei Greci, con giurisdizione sui fedeli di rito bizantino della Sicilia. L’eparchia nel 2004 contava 28.500 battezzati su 30.000 abitanti. È attualmente retta dall’eparca S.E.R. Mons. Sotir Ferrara. L’abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata comprende la sola abbazia di Grottaferrata. Nel 2004 contava 98 battezzati su 98 abitanti. È attualmente retta dall’archimandrita Emiliano Fabbricatore, O.S.B.I. L’abbazia viene fondata nel 1004 da San Nilo da Rossano, sul terreno di un’antica villa romana concesso ai monaci dal feudatario del luogo Gregorio I dei Conti di Tuscolo.

Chiesa “sui iuris” Macedone
Costituita dall’Esarcato Apostolico di Macedonia, che fu fondato nel 1918, abolito poi nel 1924. Nel 2001, dopo la dissoluzione della Jugoslavia, la Santa Sede ristabilì l’Esarcato apostolico di Macedonia. la Santa Sede dal 2001 ha nominato i vescovi di rito latino di Skopje a capo dell’Esarcato Apostolico di Macedonia. Attualmente i membri della Chiesa greco-cattolica macedone ammontano a circa 11.400.
L’attuale esarca è S.E.R. Mons. Kiro Stojanov vescovo di Skopje.

Chiesa “sui iuris” Russa
Si unì formalmente con Roma nel 1905. Nel 1917 fu fondato il primo esarcato apostolico per i cattolici russi e nel 1928, fu fondato un secondo esarcato apostolico a Harbin per i cattolici russi in Cina. I due esarcati ufficialmente esistono ancora ma non sono nominati nuovi vescovi

Chiesa “sui iuris” Ungherese
Nel XVIII secolo molti ungheresi protestanti furono convertiti al cattolicesimo, adottando il rito bizantino. L’8 giugno 1912, Papa Pio X creò l’Eparchia di Hajdudorog per le 162 parrocchie greco-cattoliche di lingua ungherese. Il 4 giugno 1924 viene eretto l’Esarcato Apostolico di Miskolc.
 Il primate della Chiesa è S.E.R. Mons. Peter Fulop Kocsis vescovo dell’eparchia di Hajdudorog, con sede a Nyiregyhaza e con circa 300.000 fedeli.